L’ordine Sufi di Fatimiya e l’Ayahuasca

con decreto ministeriale del 23 febbraio del 2022 il governo italiano ha inserito l’ayahuasca in tabella 1 (leggi qui »). Questo articolo non vuole incitare all’uso dell’ayahuasca ma solo informare, in un’ottica di riduzione del danno, chi ne continui ugualmente a far uso.

L’Ordine Sufi di Fatimiya è unico nel suo genere, in quanto ordine Sufi che usa l’Ayahuasca come sacramento centrale. Questo potrebbe essere il primo ordine Sufi che utilizza la medicina nei suoi rituali.

FONTE: http://realitysandwich.com/76773/fatimiya_sufi_ayahuasca/

Come anche la prima scuola misterica che utilizza Ayahuasca in accordo con le metafore religiose Islamiche e pre-Islamiche. Il fondatore dell’ordine pensa di portare la medicina alla sua casa natale, l’Iran.

L’iraniano N. Azal Wahid, fondatore dell’ordine
Fondato dall’iraniano N. Wahid Azal nel 2005, gli appartenenti a Faitimiya utilizzano l’Ayahuasca come sacramento principale, in un ordine sincretico ed esoterico che glorifica gli archetipi dell’Islam, come ad esempio il Santo Daime fa con quelli Cristiani. Tuttavia, questo è solo l’involucro, dice Azal. Ciò che è più importante è il messaggio interiore (qualcosa con cui penso Padrino Sebastiano [uno dei capiscuola del Santo Daime n.d.t.]  sarebbe stato d’accordo). O, nelle parole di Azal, «l’aspetto esoterico dell’Islam è solo un simbolo da contemplare piuttosto che da seguire di per sé, poiché secondo me dietro questo simbolo c’è una verità esoterica più profonda che è necessariamente al di là di ogni credo».

Azal è stato iniziato al Sufismo all’età di vent’anni, dopo aver abbandonato la fede Bahai con cui era stato cresciuto. Azal professa di seguire la sua «personale religione gnostica di salvazione» che denomina NUR “luce”. Ho avuto l’opportunità di fargli un paio di domande.

Prop: Come è nato l’ordine di Fatimiya?

Un’atra rappresentazione antica della Simugh, uccello mitico della tradizione Iraniana

Wahid: l’ordine Sufi di Fatimiya è nato durante un’esperienza di ayahuasca che ho avuto intorno alla metà del 2005. In questa sessione La Madre – a cui nel contesto di Fatimiya ci riferiamo secondo i connotati della figura Iraniana di Simurgh, il Grifone mitico – si è rivelata a me come ‘Fatìma Zahra‘, Fatìma la Radiante, la figlia del profeta Muhammed. Mi ha dato il compito di iniziare il Lavoro di Fatimiya. Più importante ancora è stato che durante quella sessione mi ha rivelato in Arabo la formula di Fatimiya per la shahada – tradotto “testimonianza” – e me l’ha fatta proferire per tredici volte, ed è “la ilaha illa allah fatima wajh allah”, che sarebbe “non c’è altro dio al do fuori di Dio, Fatima è il viso di Dio”.

Anni dopo, tuttavia, e specialmente nella notte della mia iniziazione Sufi, ho sognato Fatima che mi aveva allo stesso modo iniziato al Mundus Imaginalis, o Mondo Immaginale. Ho sognato che sono entrato nel sacro ambito del Ka’aba, nella Mecca, in una Notte di Luna Piena e non c’era nessun altro lì a parte me. Le porte della Ka’aba si son aperte all’improvviso e una voce femminile mi ha invitato ad entrare nel Sancta Sanctorum del Ka’aba. Sono entrato e lì, seduta e vestita di verde smeraldo con un copricapo bianco, con le parole Al-Hayy – tradotto “il vivente” – ricamate in Arabo sul copricapo, c’era Fatima. Mi ha invitato a sedere di fronte a Lei e poi mi ha comandato di aprire la bocca. Sdraiata al suo fianco c’era la spada a doppio taglio di Ali, Zu’l-Fiqar.

Ho aperto la mia bocca e Lei ha preso la mia lingua e l’ha perforata con Zu’l-Fiqar. Invece di dolore, tuttavia, ho sentito estasi e sono stato trasportato nella scena successiva del sogno in un deserto abbagliante in cui la sabbia era di puro oro lucente. Sono rimasto in questo deserto a guardare il Sole nascere e mentre il Sole sorgeva il viso di Fatima si è svelato completamente al suo interno. Più questo Sole immaginale si levava verso il suo meridiano, più formava varie forme e forme, fino a che non è diventato l’Albero della Vita, l’Albero del Mondo, o l’Albero della Realtà, come lo chiamo io, le cui radici si espandono tra Paradiso e Terra. Mi sono svegliato! Erano all’incirca 13 anni da quella cerimonia di ayahuasca famosa, ed era stato un sogno così vivido che non lo dimenticherò mai!

Che ruolo svolge l’Ayahuasca nell’ordine di Fatimiya?
Peganum harmala – Ruta siriana – Esfand

Il tè è il sacramento che forma il terreno sperimentale principale del Lavoro dell’Ordine. Però fatemi dire questo: non chiamiamo il sacramento di Fatimiya ‘Ayahuasca’. Lo chiamiamo con il nome antico Iraniano di ‘Haoma’. Questa istruzione è arrivata con prepotenza più o meno tre anni fa su insistenza dell’Ayahuasca stessa, durante una sessione. Durante la sessione La Madre mi ha avvisato con forza che dovevo smettere di usare la liana Banisteriopsis Caapi e usare al suo posto la Peganum Harmala, detta anche Ruta. Continuiamo con la liana giusto come un’aggiunta adesso, e la Ruta che mettiamo proviene direttamente dall’Iran. Per la Luce, come ho già detto altrove, usiamo la chacruna Peruviana e Hawaiana, oltre che alla locale Acacia Australiana.

Fate caso che la Ruta aveva un ruolo centrale e antico nella religione di Aura-Mazda dell’Iran antico, e continua ad essere tuttora così tra gli Sciiti Iraniani, che siano Duodecimani, Isma’ili o Sufi. Gli Zoroastriani la considerano giustappunto la più sacra tra le erbe, e la bruciano costantemente nelle loro sale di preghiera, e in Persia è conosciuta come Esfand. Esfand è una versione abbreviata in Pahalavi del nome Esfandmorz che è l’Avestano Spendarmat o Spenta Armaiti (tradotto ‘Sacro’ o ‘Devoto’), ovvero l’arcangelo Zoroastriano della Terra che è uno dei sei Amesha Spenta – tradotto Generosi Immortali – o ipostasi arcangeliche della Divinità.

Aura Mazda/Ohrmazd, Spendarmat/Esfandomorz  è il primo tra i tre arcangeli specificamente femminili, o ‘scintille sante’ della Divinità, essendo le altre tre maschili, e nella cosmologia Aura-Mazdiana Lei è considerata essere la Madre-Terra con le piante stesse come Suoi Teurgi.
L’ultimo dei mesi nazionali Iraniani, Esfand (29 giorni tra Febbraio e Marzo) è chiamato con lo stesso Suo Nome e si crede che la pianta stessa Esfand abbia un picco energetico in questo periodo. La nostra stessa angeologia è in qualche modo diversa nelle sue manifestazioni esterne dalla tradizione Aura-Mazdiana, ma l’intenzione interna è la stessa. Per noi l’ultimo mese dell’anno NURico di tredici, mesi è dedicato alla Divinità Angelica titolare della Terra, che è conosciuta come Hana’il.

Haoma, che suona identico al Vedico Soma, è senza dubbio l’antico sacramento Aura-Mazdiano che, o ‘il quale’, è allo stesso tempo il re delle piante e un angelo (in Avestano ‘yazata‘), stavolta maschio. Appare per lo più nell’Aura-Mazdianesimo più recente, ma secondo questa teologia gioca un ruolo prominente nella missione del profeta Zarathushtra stesso, nella sua iniziazione all’Aura-Mazdanesimo (‘la Buona Religione’, come lo chiamano i fedeli di Zoroastro). L’epiteto di Haoma significa “lontano dalla morte” perché è conosciuto come il “signore della conoscenza e del potere”.

In termini di sacramento in sé, la connessiine tra Haoma e Esfand è stata fatta in molti testi in diverse occasioni, portando a connettere la forma angelica del sacramento come Essere, quale era, sotto il patronato generale di Spendarmat stessa. Dato che i sei Amesha Spenta (Generosi Immortali) sono in realtà ipostasi del Dio Unico, uno può tranquillamente dire che queste divinità angeliche titolari come l’Haoma rappresentano successive ipostasi dell’ipostasi. Si troverà uno schema simile anche nelle tesi di Suhrawardi dove si parla di ‘Madri’ (ummahat) (che sono entità-angeliche-celestiali orizzontali o verticali) e di vari ‘Signori delle Specie’ (arbab al-naw). Questo è per parlare del simbolismo basico della tradizione metafisica.

Naturalmente deve essere sottolineato che i contemporanei Zoroastriani non usano più l’Haoma né conducono le cerimonie sacrificali che facevano nei vecchi tempi. Questo perché, come anche per il Vedico Soma, la Sua conoscenza nei gruppi essoterici è stata persa da molto, molto tempo, prima che lo Zend Avesta stesso fosse finalmente codificato nella forma presente. E’ possibile che ci siano preti Zoroastriani (mobads) là fuori, che ancora possiedono tale conoscenza. Ma se anche è così, la tengono segreta e non ne fanno pubblicità al grande pubblico. Detto questo, è sicuramente un’affermazione sfacciata quella che stiamo facendo qui, dicendo che il nostro Tè rappresenta l’Haoma.

Tuttavia questo è il modo in cui l’Essere cosciente che gli sta dietro si è identificato con noi più volte. Infatti prima che La Madre ci facesse cambiare il nostro ingrediente base dalla Liana alla Ruta, Lei ha insistito per anni che il tè era infatti l’Haoma/Soma. Bisogna vedere cosa lo Spirito alla fine vuole fare con tutto questo, ma è il mio scopo portare l’Haoma di Fatimiya in Iran, un giorno o l’altro, a Dio piacendo, quando l’attuale regime Islamico non sarà più lì, e fare una cerimonia sulla cima del Monte Damavand sulle montagne Alborz che sovrastano Tehiran.

La mano di Fatìma

In termini pratici il nostro ‘tempo’, se vuoi, si svolge intorno al sacramento e alle cerimonie che lo accompagnano – o adorazioni se vogliamo chiamarle così. Di solito beviamo una volta ogni 14 giorni, ossia due volte nel mese NURico. Prima di bere, il Lavoro di solito inizia con un ciclo di recitazioni che comprendono invocazioni magiche e chiamate di angeli, formule sacre e preghiere (in Arabo, Avestano e Sanscrito) e – proprio come gli Zoroastriani e molti Sufi in Iran – l’uso di fumigazioni di Esfand per purificare e sacralizzare lo spazio.
C’è anche un rituale di Faitimiya con il pentagramma che ho formulato anni fa e che uso sempre all’inizio di tutto questo processo.

Coinvolge una trasmutazione di un singolo nome divino Arabo per sei volte, mentre si disegna il pentagramma. Usiamo talismani e amuleti, tutti derivati dalla magia bianca del Sufi Islamico (ruhaniya), tra i quali i tre più importanti sono il simbolo del Grande Nome (ism al-a’zam) che in Iraniano è anche conosciuto come la Dignità del Sole (sharaf-e-shams); la Khamsa o Mano di Fatìma; e il Talismano che è stato rivelato a me alcuni anni durante uno stato enteogenico conosciuto come la Ka’aba Solomonica dell’Eternità. 
Dopo queste recitazioni preliminari, che dipendono dalla situazione astrologica e che possono a volte occupare un’ora o più per essere completate, beviamo. Quando abbiamo bevuto iniziamo il primo dhikr (mantra) che è di solito 4000 recitazioni del dhikr di Ya Allah. Ci ritroviamo in uno stato molto estatico con questo dhikr, e nel frattempo, La Madre è arrivata!

Nel Santo Daime c’è un’apertura sistematica alla nozione di canalizzare gli spiriti, secondo la visione di Allan Kardec. L’Ordine di Fatimiya lavora con sistemi di credenza simili riguardo alla ‘canalizzazione’ e alla ‘possessione’? Se si, che quali forme ideologiche o archetipali vi sono racchiuse?
Questa è allo stesso tempo una domanda buona e controversa, che richiederebbe più di qualche paragrafo per rispondere. Ma per farla breve, noi rifiutiamo lo schema spiritistico di Kardec e siamo d’accordo con gli argomenti in proposito forniti da Réne Guénon nel suo “Errore dello Spiritismo”.

Lo spiritismo Kardecista è popolare in Brasile come anche in molte delle altre chiese Ayahuasquere, che si sono appropriate di molti suoi concetti chiave e punti di vista. Senza nulla togliere al Santo Daime o a qualsiasi altra chiesa, dal punto di vista di qualsiasi concezione dell’universo Ermetica (e credo di qualsiasi Tradizione Sciamanica) ci sono molti problemi con molte delle prospettive offerte dallo spiritismo Kardecista, così come è concepito. Non è per dire che il mediunesimo non abbia il suo giusto posto in qualsiasi lavoro esoterico genuino. Dopotutto il ruolo dell’Oracolo è stato centrale in molte tradizioni culturali e civilizzazioni, e continua ad esserlo in molte culture indigene sciamaniche anche oggi. La buona fede degli sciamani per me è un Oracolo. Ma c’è differenza tra gli Oracoli tradizionali e i moderni medium o canalizzatori, e il tipo di canalizzatori New Age che lo spiritismo Kardecista ha prodotto non sono Oracoli tradizionali. In altre parole i canalizzatori New Age e gli Oracoli Tradizionali sono definitivamente diversi.

La funzione dell’Oracolo è fondamentalmente profetica nel profondo senso del termine, e letteralmente l’Oracolo è posseduto dallo spirito o dalla divinità, in vece di cui parla. Questa è dal mio punto di vista la vera possessione dello Spirito, specialmente quando la possessione arriva dai piani alti, poiché tale possessione è realmente ierofantica, e quindi il ricevente si trasforma in uno Ierofante. Noterai anche che, per esempio, nel Tempio di Apollo in Delfi, nell’Antica Grecia, l’Oracolo proferiva solo ogni sette giorni, e non ogni giorno o all’accenno di qualsiasi capriccio umano.

Oracolo Tibetano a convegno con alcuni monaci

Gli Oracoli antichi era inoltre addestrati al loro ruolo per lunghi periodi ed erano essenzialmente degli iniziati. Inoltre possedevano alcuni tratti e caratteristiche differenti dal resto della gente ed erano di solito scelti per il ruolo in età molto precoce. Infatti la vita di un Oracolo Antico non era diversa da quella di molti attuali Lama Buddisti, particolarmente in quelle scuole del Buddismo Tibetano dove un certo Lama si reincarnava di corpo in corpo in ogni epoca (Tulku).
Per dirla in altro modo, l’Oracolo come Ierofante intercessore tra Paradiso e terra, è un profeta-sciamano. I medium moderni e la stirpe metropolitana moderna di canalizzatori New Age sono assai lontani da questa realtà, ed è per questo il motivo, a mio parere, che la scena contemporanea sembra produrre ciarlataneria a profusione. Inoltre bisognerebbe chiedersi: a che cosa si stanno aprendo i contemporanei canalizzatori Kardecisti New Age? Personalmente non credo al tipo di Spirito (o spiriti) cui, per esempio, parlava Ermete Trismegisto come descritto nel trattato Poimandres del “Corpo Ermetico”.

Per noi la questione non è ‘canalizzare’ questa o quella entità disincarnata, né crediamo che il fine di ogni spiritualità genuina sia la ‘canlizzazione’ di tali esseri. Il nostro fine è di ottenere la realizzazione piena del nostro Doppio Celestiale-Angelico, lo syzygy di Natura Perfetta, ciò che le tradizioni esoteriche Occidentali chiamano l’Angelo Custode. Il realizzarsi di questo, per noi, è ciò che le Tradizioni Alchemiche chiamano palingenesi (risurrezione alchemica). A questo proposito il seguente Canto alla Natura Perfetta di Suhrawardi illustra perfettamente a cosa noi aspiriamo:

«O Tu, mio Signore e Principe, Angelo maggiormente Santo, mio quanto mai prezioso e amato essere spirituale! Tu sei mio padre e mia madre, il Sole e la Luna, che mi hai dato vita nel mondo del Puro Spirito, e Tu sei mio figlio e mio fratello nel mondo dei miei pensieri! Con il permesso divino Tu sei interamente dedicato al governo della mia persona! Tu sei quello il cui fervore intercede per me davanti a Dio, il Dio di tutti gli Dei, per fare ammenda delle mie mancanze! O Tu che sei vestito della più luminosa radianza della Luce Divina! O Tu che risiedi al sommo grado della perfezione, Ti imploro, attraverso Quello che Ti ha superato con tale sublime nobiltà, che Ti ha concesso una tale effusione di grazia! O Prezioso, possa Tu manifestarTi a me nell’ora della Suprema Epifania! Possa Tu mostrarmi il Tuo splendente Viso! Possa Tu essere il mio intermediario di fronte al Dio Supremo, nell’effusione della Luce Siniatica dei Segreti Mistici! Possa Tu sollevare i veli dell’oscurità dal mio cuore! Questo Io prego nel nome di Colui che ha diritti su di Te e Ti è Superiore! Ti chiamo, O sublimi Angeli spirituali, O Voi che siete la saggezza dei saggi, l’acume dei veggenti e la sapienza dei sapienti! Ascoltami e mostraTi a me e ammettimi al Tuo magistero! Guidami con la Tua saggezza e proteggimi con il Tuo potere! Fammi comprendere ciò che non comprendo, realizzare ciò che non realizzo e vedere ciò che non vedo! Allontanami dai pericoli nascosti nell’ignoranza, nelle dimenticanze e nella durezza del mio cuore, affinché io possa raggiungere i ranghi degli antichi saggi e profeti ispirati, nei cui cuori dimorava permanentemente la saggezza, l’intuizione, la vigilanza, il discernimento e la comprensione! Possa Tu inoltre vivere per sempre nei più profondi recessi del mio cuore, e non separarTi mai da me! Amen.»

Puoi per favore spiegare il ruolo di Henry Corbin nella filosofia del tuo ordine Sufi? E quali altre dottrine o santi uomini e donne hanno fornito ispirazione al vostro sistema?
Gli scritti e le dottrine visionarie di Henry Corbin fanno da cornice teorica e sfondo alla ‘dottrina’ di base di Fatimiya (per mancanza di termini migliori). La parola teoria tuttavia, va intesa alla maniera Greca, ovvero nel senso di contemplazione. Il sostegno vigoroso di Corbin al potere trasformativo dell’Immaginazione Attiva (non la fantasia) come facoltà divina – o meglio ancora, una facoltà capace di salvare l’individuo in un mondo secolare basato sempre di più su totalitarismi di ogni sorta – è basicamente un’intuizione gnostica del più alto grado, e bisognerebbe ascoltarla di più. Questo perché attraverso l’Immaginazione Attiva (I maiuscola) anche se l’anima è straniera a sé stessa, e prigioniera nella sua cripta cosmica del mondo materiale, può finalmente trovare la sua liberazione individuale e quindi la sua via di ritorno a Sé stessa (ad esempio la sua Persona o Gemello spirituale, l’Angelo custode, la Daena, la Natura Perfetta, paredros or syzygy) e così finalmente ritornare al Pleroma Celestiale della Sole Assoluto.

Gli sciamanesimi indigeni di tutto il mondo sarebbero d’accordo con tutto il cuore su questo. Corbin personalmente credeva alla trinità di “Terra, Angeli e Donne”. Per noi è al contrario, “Donne, Angeli e Terra”, ma fondamentalmente i punti di partenza e di arrivo sono gli stessi. Tra di noi facciamo riferimento a Corbin come a un contemporaneo Magister Illuminatus, ovvero un Maestro illuminato, un shaykh’ul-ishraq.
Questo è il titolo con cui è conosciuto il martire Shihabuddin Yahya Suhrawardi, un saggio Sufi Ermetico-Platonico e Neo-Zoroastriano del 12° secolo, un rango che secondo la sua teosofia illuminazionista deve sempre essere occupato nel mondo. Mentre Suhrawardi a suo tempo ha fatto rivivere la Saggezza (hikmat/khirad/sophia) degli Antichi Persiani pre-islamici attraverso una larga lente interpretativa Neoplatonica e Sufi, Corbin ha rivisitato la gnosi Sciita e la teosofia della Luce di Suhrawardi in tutte le sue sfumature, rendendo disponibile al mondo tutta l’eredità esoterica della spiritualità Iraniana, al di là dei confini dell’est Islamico.

Platone nel dipinto ‘La scuola di Atene’ di Michelangelo, Musei Vaticani

Nell’arco di una decina di anni ha svolto il suo pellegrinaggio iniziatico verso l’Oriente di Luce (mashriq al-nur), attraverso una proficua carriera letteraria e accademica che lo ha visto muoversi intellettualmente da Heiddeger a Suhrawardi (microcosmo) e geograficamente da Parigi a Theiran (macrocosmo). Per noi, la sua enfasi su una metafisica emanazionista temperata dall’estasi e dall’Immaginazione Attiva, contemporaneamente informata da una sofisticata Angeologia che proclama un cammino verso l’individuazione spirituale, è precisamente ciò che il dottore ha ordinato sia dietro gli indovinelli paradossali del monoteismo esoterico, che dietro queste stoltificazioni della post-modernità secolare fatte dalla New Age.
In breve, Corbin è la quintessenza del Platonismo contemporaneo, e noi i Faitimiani, siamo spudoratamente Platonici!

Báb – Siyyid `Alí Muḥammad Shírází

A parte Cobin, tra le sante figure della grande Tradizione sono importanti per noi gli scritti dell’eredità del Profeta Messia del 19° secolo Siyyid ‘Ali Muhammad Shirazi: l’Essenza delle Sette Lettere, Il Primo Punto, Il Báb. In un certo senso Fatimiya è il grande schema Islamico delle cose, molto vicino a un movimento Neo-Babi o Neo-Bayani.
 Il Bábismo, o la fede gnostica Bayani, è stato il movimento originale o la religione che è emersa dallo scisma del 1860. Da un certo punto di vista il Báb o Bábismo era una sorta di fusione esoterica tra gli Sciiti e il Sufismo – qualcosa che avrebbe fatto entusiasmare Corbin, se il Bábismo gli fosse stato correttamente presentato. Mentre il punto di partenza di Fatimiya va bel oltre molti dei Bábismi, perlomeno esotericamente, stiamo comunque tentando di rivalutare alcune delle sue intuizioni di fondo alla nostra maniera, sebbene espanse rispetto alla loro originaria concezione.
 Per esempio nella sua novella di radicale reinterpretazione della storia simbolica di Adamo ed Eva, i primi commenti del Báb sulla Surah Coranica “La Giovenca” (al-baqara) sono particolarmente indicativi di ciò che siamo. Qui il Báb praticamente riscrive la novella simbolica della caduta di Adamo (spostando l’accento sulla sua responsabilità nell’accaduto) e si afferma che essa non fu dovuta a nessun peccato commesso da Eva. Piuttosto la caduta avvenne perché Adamo fallì nel riconoscere in sua moglie in estasi la trasfigurazione in Fatima (o il Divino Femminino) all’interno dell’Albero Celestiale della Verità. 
In altre parola, il peccato della caduta fu di Adamo e non di Eva. 
Lasciatemi citare uno dei suoi passaggi fondamentali.

[Lascio l’originale in inglese perché molto difficile da tradurre]
«And a thing may not draw nigh to [anything] beyond its origin. So when Adam drew nigh to the Tree of Reality (shajarat’ul-haqîqa) shining forth from Fatima [i.e. the transfiguration of Eve] by means of the drawing nigh of existence, he disobeyed his Lord, because God commanded him not to approach it, except through ecstasy (al-wijdân). Because at the time of ecstasy the ‘thing drawn nigh unto’ is the Tree and nothing other than it.” (Trans. Todd Lawson, “The Authority of the Feminine and Fatima’s Place in an Early Work by the Bab” 2001).»

Per un Duodecimano Sciita, persino per un eterodosso, questa è un’affermazione profondamente Tantrica, senza contare un racconto che si trova nei testi di Nag Hammadi, conosciuto come l’Apocalisse di Adamo, che tratta temi non troppo diversi. 
Ho menzionato prima Tahirih Qurrat’ul-‘Ayn. Insieme con il Báb, il suo corpo di testi (per di più poesie) sono importanti come gli scritti del successore di Báb, Subh-i-Azal. Inoltre la collezione delle parole esoteriche degli Imam Sciiti (come anche il loro trattamento di autori come Rajab Bursi and Shaykh Ahmad al-Ahsa’i) sono costanti punti di riflessione. Due di questi sono da evidenziare qui, l’ hadith kumayl o hadith al-haqiqa (La Tradizione della Realtà Ultima) e il khutba tatanjiya (Il Sermone tra i Due Golfi).
Molte altre figure della grande Tradizione possono essere menzionate, ma il Corpo Ermetico (in particolare i Poimandres) di Ermete Trismegisto è pertinente come tutti i Neoplatonici pagani, da Plotino fino a Proclo. Il Maestro Sufi Andaluso Muhiyiddin Ibn ‘Arabi è anche uno dei nostri pilastri (aqtab), senza dimenticare i primi Sufi Persiani come Husayn ibn Mansour al-Hallaj, Ahmad Ghazzali e Ruzbehan Baqli. Per quanto riguarda la magia gli scritti di Shaykh Ahmad al-Buni sono in un posto a parte. Tra le cose Indo-Ariane, il profeta Zaratustra è considerato una figura santa dal nostro Ordine, e l’Avesta è preso come una scrittura insieme al Corano e altri testi Abramitici, senza nulla togliere ai testi dello Shakta Tantra come il Devi Mahatmyam e il Mahanirvana Tantra.
Tra i contemporanei occidentali, gli scritti dell’Italiano Julius Evola sono al centro del nostro Lavoro, come quelli del Francese Réne Guénon. Mentre prendiamo le prospettive Neo-Tradizionali rappresentate da Evola e Guénon molto seriamente, devo menzionare qui che noi parliamo in maniera non Neo-Tradizionale e siamo in disaccordo filosoficamente con alcuni dei loro punti cardine, come anche di alcuni loro punti di vista generali.

Cosa riserva il futuro all’Ordine Sufi del Fatimya?
Il nostro futuro è letteralmente nelle mani della Grande Madre, Fatima, la Simurgh. Tuttavia speriamo di diffondere questo Lavoro più ampiamente tra le comunità Iraniane aperte ad esso, dato che ce n’è molto bisogno là. Come ho già detto, il sogno è di poter fare un giorno una cerimonia sul sacro Monte Damavand, in un Iran libero. 
Immaginiamo anche una continuità del Lavoro di Fatimiya dopo la nostra generazione presente, e a questo fine devo menzionare che in molti modi Fatimiya cerca di far tornare la funzione sacerdotale dello ierofante in mano alle donne, in quanto sacre iniziatrici. In altre parole in questa specifica matrice culturale, il ruolo del Santo Padre o shaykh ha secondo noi fatto il suo tempo, e ormai ha lasciato il passo a quello della Santa Madre, o shaykha, come penultimo intercessore tra Cielo e Terra. Inoltre, in termini pratici, immaginiamo la leadership futura dell’Ordine Sufi di Fatimiya in mano a una donna, che porterà questo lavoro a livelli superiori di attualizzazione, a Dio piacendo!
Ya NUR

Redazione Ayainfo

Questo articolo è stato tradotto dall'originale e l'autore dello stesso è menzionato all'inizio del testo. Per conoscere maggiori informazioni sull'autore seguire il link che cita la fonte.

4 commenti

  1. Sono il Presidente del centro di meditazione:
    MULLA NASRUDIN

    MEGLIO LA MEDITAZIONE, è pura rispetto agli aiutini
    energetici chimico-psichedelico o vegetali…

    1. Buon giorno e buon anno dott. Carpentieri,
      credo che chiunque sperimenti l’ayahuasca sia passato, o si appassioni in seguito, alla meditazione, poiché le due cose sono sorelle. Lo stesso non si può dire al contrario, ci sono molti che demonizzano gli ‘aiutini’ vegetali come li chiama lei, senza averne alcuna conoscenza né tantomeno esperienza. Per questo noi invece le proponiamo di dare una chance all’ayahuasca e fare un’esperienza, una volta. Non si può parlare di qualcosa che non si conosce.
      Stia tranquillo, non provoca dipendenza, anzi al massimo la cura, quindi non rischia niente.
      Buon 2018 anche a lei!
      Un sentito abbraccio!

  2. Buon 2018 FRATELLI!

  3. Egregio Sig. carpentieri, Vorrei saperne di più del centro MULLA NASRUDIN. Grazie.

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