Può l’ayahuasca aiutare a combattere il Parkinson?

con decreto ministeriale del 23 febbraio del 2022 il governo italiano ha inserito l’ayahuasca in tabella 1 (leggi qui »). Questo articolo non vuole incitare all’uso dell’ayahuasca ma solo informare, in un’ottica di riduzione del danno, chi ne continui ugualmente a far uso.

La sindrome di Parkinson (PD) è una delle grandi, apparentemente incurabili, piaghe dell’umanità. E’ una malattia a insorgenza tardiva, solitamente sviluppata da persone oltre i 60 anni, che causa degenerazione nel sistema nervoso centrale, con seri disturbi al sistema motorio.

FONTE: https://kahpi.net/could-ayahuasca-help-fight-parkinsons-disease/

Tremori, rigidità muscolare, rallentamenti, difficoltà a deambulare e lievi allucinazioni sono alcuni dei sintomi principali della malattia. Depressione, ansietà e, allo stadio finale, demenza, sono tutte conseguenze di secondo livello ben note alle milioni di persone che ne soffrono in tutto il mondo. I trattamenti attuali per questa condizione sono limitati nella loro efficacia e spesso con effetti collaterali pesanti.

Parkinson’s disease disorders. Via Kentucky Neurology and Rehab
Parkinson’s disease disorders. Via Kentucky Neurology and Rehab

Alcuni ricercatori di punta presso il King’s College di Londra hanno recentemente esplorato la possibilità di usare la liana dell’ayahuasca – una pianta usata tradizionalmente sotto forma di tè psichedelico nella foresta Amazzonica – per trattare la malattia. Ci sono alcune ragioni affascinanti e alcuni risultati preliminari interessanti sulla possibilità che l’ayahuasca aiuti la lotta contro il PD.

Prima di tutto è importante capire che i sintomi motori del PD sono causati da una decrescita nella produzione di dopamina nei gangli basali del cervello. Questo è il motivo per cui il principale trattamento negli ultimi 50 anni è stato un precursore della dopamina, chiamato ‘levodopa’. Tuttavia, a causa dei suoi pesanti effetti collaterali, spesso altre medicine vengono prese in considerazione. Queste sono di solito antagonisti della dopamina, che sono meno efficaci ma hanno meno effetti collaterali, o inibitori della monoammino-ossidasi B (MAO-B), che bloccano l’enzima responsabile della degradazione della dopamina, ma sono, sfortunatamente, gestiti male dal corpo umano.

Il ruolo dell’ayahuasca nella cura del Parkinson

La liana dell’ayahuasca (Banisteriopsis caapi) contiene un potente inibitore degli enzimi MAO e quindi condivide alcune similitudini con alcune medicine per il PD. La liana però non sembra produrre gli stessi effetti collaterali pesanti come le sue versioni sintetiche. Tuttavia, stando gli effetti MAO inibenti, alcune sostanze presenti nell’ayahuasca, come le armine, possono ancora presentare rischi per la salute se assunte in combinazione con certi cibi.

La bevanda psichedelica ayahuasca è di solito fatta mediante la decozione di due piante contemporaneamente. Inibendo i MAO nell’intestino, la chimica della liana permette alla potente molecola psichedelica DMT, che è presente nella seconda pianta usata (Psychotria viridis), di entrare nel flusso sanguigno. In questo modo la DMT può passare la barriera emato-encefalica invece di essere degradata, dando all’ayahuasca le sue tanto ricercate proprietà visionarie.

L’aggiunta di piante contenenti DMT è comunque più associato al crescente interesse che questo decotto sta ricevendo nel mondo Occidentale, più che agli scopi originali degli indigeni. Tradizionalmente il tè di ayahuasca non conteneva grandi quantità dell’agente psichedelico, ma sembra che fossero considerate primarie le qualità curative degli IMAO presenti nella liana. Ayahuasca significa “aya” (anima) – “wasca” (liana) secondo le società indigene di lingua Quechuan dell’Amazzonia.

L’ayahuasca nella farmacologia degli anni ‘20

Harmine, an isolate of the ayauhasca vine.
Harmine, an isolate of the ayauhasca vine, was used in early PD-related treatments. Photo: movementdisorders.org

L’Ayahuasca ha una storia nel trattamento della PD che risale ad almeno 100 anni fa. Louise Lewin, un farmacologo Tedesco, cercò di usare la Banisteriopsis caapi come una possibile trattamento1 per le sindromi da rigidità acinetiche, già nei lontani anni ’20. Riuscì ad isolare un agente chiave attivo dalla liana, che chiamò banisterine (conosciuto oggi come armina2), e studi successivi hanno mostrato miglioramenti nella rigidità, ma nessun risultato nel risolvere i tremori.

Dagli anni ’30 in poi questa sostanza non è stata più testata come trattamento per il PD. Recentemente, tuttavia, la Banisteriopsis caapi  sembra riscuotere un rinnovato interesse, stavolta da parte di uno dei nomi più influenti nella ricerca medica – Andrew Lees.

Il professore Lees sin dagli anni ’70 è stato affascinato dalla vita e dal lavoro dello straordinario psiconauta e autore di “Pasto nudo”, William Burroughs. Lees ha adottato Burroughs come il suo proverbiale mentore3 e, fino ai nostri giorni, lo ha ringraziato per la persistenza come appoggio nel percorso medico che si era scelto, ma aveva patito una progressiva disillusione nel corso degli studi.

Un mentore insolito: Burroughs

Il libro “Il pasto nudo” di William Burroughs

Alla fine le avventure psichedeliche di Burroughs nell’Amazzonia hanno ispirato Lees a seguire i suoi passi. Racconta di essersi recato nella foresta della Colombia e di aver provato l’ayahuasca per la prima volta negli anni ’60, in un’esperienza così rivoluzionaria che gli ha dato nuova ispirazione per la sua ricerca, e ha disintegrato i blocchi che gli impedivano di avanzare.

Il risultato di questa avventura è uno studio che recentemente ha co-firmato che riporta miglioramenti nella disabilità motoria in uistitì cui era stata somministrata armina4. Sebbene lo studio non abbia trovato un miglioramento in attività motorie né alcun effetto discinetico, il team di ricerca conclude che la Banisteriopsis caapi è un “moderato antiparkinsoniano” e che non interferisce con la risposta indotta dal levodopa.

In un precedente studio, condotto da un team di ricercatori Spagnoli ed Ecuadoriani, conclusioni simili erano state tratte dalla risposta di topi a cui era stato somministrato un estratto solubile di Banisteriopsis caapi. Il trattamento sembrava aver diminuito il comportamento correlato all’ansietà5, sebbene non aveva indotto un effetto neuroprotettivo riguardo la dopamina.

Studi correnti indicano che, a causa dell’assenza di una certa tossicità, le armine possono essere un supplemento benefico a qualsiasi terapia contro il PD. Comunque ulteriori ricerche sono necessarie per verificare appropriatamente il successo, come anche la sicurezza, dell’ayahuasca come trattamento per il PD.

Una piaga mondiale

Il Parkinson colpisce persone in tutto il mondo, anche se in alcuni posti più che in altri. Secondo una recente meta-analisi l’incidenza è almeno tre volte maggiore, in persone sopra i 70 anni, in Nord America, Europa e Australia, rispetto all’Asia (un solo studio epidemiologico condotto in Sud America ha trovato una bassa prevalenza in Buenos Aires; tuttavia questo unico studio può essere generalizzato a tutta la popolazione Sudamericana).

Un ulteriore studio della popolazione USA si focalizza su una potenziale causa genetica, dato che la distribuzione razziale è distorta in favore della razza Caucasica. Differenze nello stile di vita sembrano incidere in modo importante, particolarmente il livello di stress, che è stato correlato alla progressione del PD, e possibilmente come un fattore di rischio per la sua insorgenza. I contadini sono più soggetti a sviluppare la malattia, probabilmente per la loro esposizione ai pesticidi.

Ci sono ovviamente molti fattori in gioco quando si cercano di capire le cause e la cura per il PD. Una bevanda a lungo usata dalle popolazioni indigene dell’Amazzoni per curare molte malattie ha un potenziale per aiutare ad alleviare gli effetti del Parkinson. Mentre l’ayahuasca è attualmente illegale in molti paesi del mondo, questa ricerca medica emergente fornisce un’ulteriore ragione per cui le autorità governative che l’hanno bannata, e incarcerato chi la usa, dovrebbero riconsiderare le loro scelte.

NOTE

1) Effects of Banisteriopsis caapi extract on Parkinsons disease
M. Serrano-Dueñas
https://www.academia.edu/25007242/Effects_of_Banisteriopsis_caapi_extract_on_Parkinsons_disease

2) Banisterine and Parkinson’s disease
Sanchez-Ramos JR1.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/1742748

3) Mentored by a Madman: The William Burroughs Experiment
by A.J. Lees (Author), James Grauerholz (Foreword)
https://www.amazon.com/Mentored-Madman-William-Burroughs-Experiment/dp/1910749109

4) The effect ofBanisteriopsis caapi(B. caapi) on the motor deficitsin the MPTP‐treated common marmoset model of Parkinson’sdisease
Fisher et al.
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ptr.6017/epdfhttps://www.amazon.com/Mentored-Madman-William-Burroughs-Experiment/dp/1910749109

5) Is Ayahuasca a Potential Ethnic Plant for the Treatment of Parkinson’s Disease?
Perucho et al.
http://www.rroij.com/open-access/is-ayahuasca-a-potential-ethnic-plant-for-the-treatment-of-parkinsons-disease-.php?aid=85653

Redazione Ayainfo

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